"L'Italia conserva ancora larghe tracce di tradizione cristiana, ma è segnata anche da un processo di secolarizzazione. Si diffonde una concezione della vita, da cui è escluso ogni riferimento al Trascendente". E' questa l'Italia di oggi delineata dalla Conferenza Episcopale Italiana in una "Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento di base 'Il rinnovamento della catechesi' ".
Cosa spazza via il cristianesimo
I vescovi identificano i "molteplici influssi culturali" che hanno contribuito al diffondersi dell' "indifferenza religiosa": "il razionalismo, che assolutizza la ragione a scapito della fede; lo scientismo, secondo cui ha senso parlare solo di cio' che si può sperimentare; il relativismo, che radicalizza la libertà individuale e l'autonomia incondizionata dell'uomo nel darsi un proprio sistema di significati, rifiutando ogni imperativo etico fondato sull'affermazione della verità; il materialismo consumista, che esalta l'avere e il benessere materiale".
Dio dimenticato
"In questo contesto culturale - si legge nel documento diffuso oggi - molti adulti e giovani attribuiscono scarsa importanza alla fede religiosa, vivendo nell'incertezza e nel dubbio, senza sentire il bisogno di risolvere i loro interrogativi. L'irrilevanza attribuita alla fede è dovuta anche al fatto che la formazione cristiana della maggior parte dei giovani e degli adulti si conclude nella preadolescenza: essi, perciò, conservano un'immagine infantile di Dio e della religione cristiana, con scarsa presa nella loro vita. Non negano Dio; semplicemente non sono interessati".
La fede self service
"A questi processi - rilevano i vescovi - si aggiunge il soggettivismo, che induce molti cristiani a selezionare in maniera arbitraria i contenuti della fede e della morale cristiana, a relativizzare l'appartenenza ecclesiale e a vivere l'esperienza religiosa in forma individualistica".
Avvenire difende Benedetto
Il quotidiano della Cei torna a difendere l'operato del Papa e, in un editoriale, sottolinea "l'esempio infinitamente coraggioso di un Papa che conduce per mano la Chiesa a non aver paura di fare i conti con lo 'sporco' al suo interno, in quei pochi angoli dove si è insediato e nascosto, proprio perche' ora c'è più luce per vederlo". Ciò, secondo Avvenire, è contrapposto "a un mondo che del verosimile e del posticcio ha fatto il suo idolo culturale", nel quale dunque "la verità della Chiesa è destinata a far sempre più scandalo".
Contro la stampa USA
"Sostenerne l'incedere contro tutte le correnti, con una preghiera semplice e tenace: ecco l'impegno all'altezza di un cristiano", afferma il giornale della Cei: "Ancora ieri - denuncia l'editoriale - la stampa liberal americana, della quale tanta parte della nostra s'è acconciata a porsi come discepola zelante e copiona, attaccava a testa bassa con l'intento sempre piu' scoperto di screditare a tutto campo Chiesa e Papa, e non solo in quell'America nella quale il cattolicesimo è segno pubblico ancora fortemente identitario. Con un pastore come Benedetto, pero', capace di operazioni di verità come quella cui stiamo assistendo in questi mesi, il popolo di Dio non può lasciarsi impaurire".
Sul NYT un'opinione contro corrente
Papa Benedetto XVI "merita di esser ricordato come un papa migliore" di Papa Wojtyla, scrive però Ross Douthat, opinionista conservatore del New York Times. Giovanni Paolo II "è stato un grande uomo ma anche un amministratore debole, poco capace di delegare e a volte un pessimo giudice del carattere", scrive Douthat citando a questo proposito "la risposta dilazionata della Chiesa allo scandalo della pedofilia" e l'amicizia di papa Wojtyla con il reverendo Marcial Maciel Degollato, il fondatore dei Legionari di Cristo.
"L'ultimo Papa lo amava e lo ha difeso" anche se adesso sappiamo che padre Maciel era 'un disadattato sociale sessualmente vorace", ha scritto il columnist citando una recente inchiesta del National Catholic Reporter: "Il segreto del successo di Maciel in Vaticano era nella sua capacita' di raccogliere fondi che spesso finivano nelle mani dell'entourage di Giovanni Paolo".
Douthat ricorda che l'allora cardinale Joseph Ratzinger è l'unico del Vaticano ad essere uscito indenne dall'inchiesta del giornale cattolico: dopo aver predicato a un gruppo di Legionari di Cristo gli fu consegnata una busta di soldi da usare "per i suoi scopi caritatevoli", ma il futuro papa "fu gentile ma deciso" e rifiutò con fermezza il denaro, a differenza di altri prelati citati dal NYT.
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